Back to JRPG: la storia del genere che ha reso grandi le console e di cui stiamo assistendo al sontuoso ritorno

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Introduzione: Il Richiamo Ancestrale del JRPG

C’è un termine nel mondo videoludico che evoca mondi sconfinati, eroi tormentati, amicizie indissolubili e ore passate a pianificare la prossima mossa in combattimenti epici: JRPG. Acronimo di “Japanese Role-Playing Game”, questa etichetta è nata per distinguere, su base puramente geografica, i giochi di ruolo sviluppati in Giappone dalle loro controparti occidentali (WRPG). Ma, come le storie che questi giochi raccontano, la definizione si è evoluta, trascinata dalla corrente della globalizzazione e dalla forza intrinseca dello stile che rappresenta.

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Oggi, “JRPG” descrive meno un passaporto e più una filosofia di design, un insieme di convenzioni narrative, meccaniche ed estetiche rese immortali dai capolavori del Sol Levante. Parliamo di una forte enfasi sulla narrazione, spesso lineare ma capace di toccare corde emotive profonde; di un cast di personaggi predefiniti, con personalità complesse e archi narrativi che accompagnano il giocatore in un viaggio di crescita; di sistemi di progressione basati sull’accumulo di punti esperienza e sul potenziamento statistico; di un’estetica visiva iconica, debitrice dell’immaginario di anime e manga; e, storicamente, di un sistema di combattimento a turni, sebbene con innumerevoli varianti ed evoluzioni verso l’azione.Questa evoluzione è tale che oggi non ci stupiamo nel vedere titoli sviluppati lontano dal Giappone, come i canadesi Sea of Stars o il tedesco Chained Echoes, essere accolti a braccia aperte nella famiglia JRPG per la loro aderenza a questi canoni stilistici. Eppure, il termine stesso rimane oggetto di un acceso dibattito. Figure di spicco come Naoki Yoshida, producer di Final Fantasy XVI e XIV, hanno espresso insofferenza, percependo l’etichetta come limitante, antiquata o persino, in passato, usata con accezioni discriminatorie. Altri, come Hideki Kamiya, invitano invece a esserne orgogliosi, considerandolo un marchio distintivo. La “J” in JRPG, quindi, non è più solo geografia, ma un complesso costrutto culturale e stilistico in continua negoziazione.
DRAGON QUEST for Nintendo Switch - Nintendo Official Site
Ma al di là delle definizioni, la rilevanza del JRPG è innegabile. Franchise come Dragon Quest, Final Fantasy, Pokémon, Persona, Kingdom Hearts e Xenoblade Chronicles sono pilastri della cultura pop globale, capaci di vendere centinaia di milioni di copie e di definire intere generazioni di console. Opere come Chrono Trigger e Final Fantasy VI sono universalmente riconosciute come vette assolute del medium videoludico. Dopo un periodo in cui alcuni temevano un declino fisiologico, dovuto alla rincorsa del mercato action occidentale e all’aumento dei costi di sviluppo, stiamo oggi assistendo a quella che appare come una sontuosa rinascita. Una nuova ondata di titoli, sia da grandi case che da studi indipendenti, sta riportando il genere sotto i riflettori, dimostrando una vitalità sorprendente e una capacità unica di evolversi rimanendo fedele alla propria anima. Un ritorno celebrato da successi come il recente Clair Obscur: Expedition 33, che funge da perfetta sintesi di questa nuova primavera.

Le Radici Profonde e la Nascita dei Titani Giapponesi (Anni ’80)

Per capire il JRPG, dobbiamo tornare alle sue origini, che sorprendentemente non sono in Giappone, ma affondano nel fertile terreno dei giochi di ruolo occidentali. Il capostipite indiscusso è il gioco da tavolo Dungeons & Dragons (D&D), che nel 1974 introdusse concetti rivoluzionari: personaggi con classi e statistiche, esplorazione di mondi fantasy, combattimenti tattici e campagne narrative guidate da un Dungeon Master. Questa formula di escapismo interattivo si riversò presto sui primi personal computer.

Titoli come Wizardry (1981), con la sua esplorazione di dungeon in prima persona e combattimenti a turni contro gruppi di mostri, e Ultima (1981), che introduceva un mondo esterno più vasto e missioni, trasposero l’essenza di D&D in formato digitale. Questi giochi, pur complessi e inizialmente ostici per il pubblico giapponese a causa della barriera linguistica, posero le basi. I loro concetti fondamentali – esplorazione, combattimento strategico, progressione statistica – si rivelarono seminali per gli sviluppatori nipponici.

I primi tentativi giapponesi su computer come il PC-8801 (come descritto su Wikipedia) furono spesso ibridi. Titoli come Underground Exploration (1982) o Spy Daisakusen (1982) mancavano ancora di elementi chiave. Fu forse The Dragon and Princess (Koei, 1982) uno dei primissimi JRPG, un’avventura testuale che però includeva un party, statistiche, punti esperienza e, crucialmente, incontri casuali che portavano a una schermata di battaglia tattica a turni separata. La vera scintilla scoccò nel 1984 con The Black Onyx. Sviluppato da un occidentale (Henk Rogers, poi legato a Tetris) ma pensato per il Giappone, divenne un successo clamoroso (oltre 150.000 copie), dimostrando che esisteva un mercato per gli RPG, purché accessibili e culturalmente risonanti.

The Black Onyx, The Game That Hooked Japan On RPGs | Time Extension

L’Avvento su Console: Dragon Quest e Final Fantasy

Il passaggio alle console domestiche segnò la consacrazione definitiva. Fu il Famicom (NES in Occidente) il palcoscenico per la nascita dei due titani che avrebbero definito il genere per sempre.

Dragon Quest (Enix, Maggio 1986) è universalmente riconosciuto come il gioco che ha reso il JRPG mainstream in Giappone. Il suo creatore, Yuji Horii, ammiratore di Ultima e Wizardry, ne percepì la complessità come una barriera. Il suo genio fu creare un RPG “facile da capire ed emotivamente coinvolgente”. Introdusse un sistema di combattimento a turni semplice in prima persona, incontri casuali durante l’esplorazione di un vasto mondo e una trama classica ma efficace (sconfiggi il Dragonlord!). Fondamentale fu lo stile artistico inconfondibile di Akira Toriyama (già celebre per Dr. Slump e Dragon Ball), che rese mostri e personaggi immediatamente iconici. Il gioco fu un successo stratosferico (oltre 2 milioni di copie), trasformando gli RPG da nicchia a fenomeno di massa in Giappone, un vero cambio di paradigma.

Sull’onda di questo trionfo, la rivale Square (allora Squaresoft) affidò a Hironobu Sakaguchi quella che, secondo la leggenda, doveva essere la sua “fantasia finale” prima di abbandonare l’industria: Final Fantasy (Dicembre 1987). Anch’esso ispirato dai classici occidentali (D&D, Ultima, Wizardry), si distinse subito da Dragon Quest: introdusse la visuale laterale del party in battaglia, un sistema di classi iniziali selezionabili dal giocatore, e un maggiore focus sulle debolezze elementali. Pur mantenendo i turni, puntò su una presentazione più “cinematografica” (per l’epoca) e una narrazione più articolata, avvalendosi del contributo artistico visionario di Yoshitaka Amano.

Ho recentemente deciso di giocare a Final Fantasy 1 per la prima volta e ho provato sia il remake per PSP che il gioco originale per NES. : r/ FinalFantasy

Sebbene non i primissimi RPG giapponesi, Dragon Quest e Final Fantasy definirono gli archetipi del JRPG su console. Dragon Quest divenne il “comfort food”, tradizionale e rassicurante per i giocatori giapponesi, mentre Final Fantasy si posizionò come il franchise più sperimentale, pronto a rivoluzionarsi ad ogni capitolo. Insieme, gettarono le fondamenta su cui si sarebbe costruito l’intero edificio del genere per le generazioni a venire, dimostrando che l’accessibilità e l’adattamento culturale erano le chiavi del successo di massa.


L’Anatomia di un JRPG: Pilastri di Design e Confronto con i WRPG

Nonostante la sua incredibile varietà, possiamo identificare alcuni pilastri che, storicamente, hanno definito l’identità del JRPG e lo hanno distinto dai cugini occidentali (WRPG).

A. Enfasi su Narrazione e Personaggi

Al cuore della maggior parte dei JRPG batte forte la narrazione. A differenza della libertà spesso offerta dai WRPG, qui le trame sono solitamente ben definite, spesso lineari ma emotivamente potenti, e fungono da motore principale. I giocatori guidano personaggi predefiniti, con background, personalità e motivazioni specifiche, creando un forte legame emotivo.

Le storie esplorano un’ampia gamma di temi, dal classico scontro bene/male a riflessioni filosofiche sul destino, la perdita, la politica, l’amicizia, la critica sociale, l’ecologia (spesso legata allo Shintoismo) o i traumi storici giapponesi (ansie post-nucleari in molti Final Fantasy o Shin Megami Tensei). Lo stile narrativo, influenzato da manga (shonen in primis) e anime, adotta archetipi (eroe prescelto, rivale, mentore) e tropi ricorrenti, rendendo il giocatore più uno “spettatore partecipante” che un attore che plasma il mondo (una differenza chiave rispetto ai WRPG).

B. Sistemi di Combattimento: Turni, Azione e Strategia

Il combattimento è un altro elemento cruciale. Storicamente, i turni hanno dominato, enfatizzando strategia, pianificazione e gestione risorse (HP, MP/SP). Esistono innumerevoli varianti: dai sistemi puri di Dragon Quest all’Active Time Battle (ATB) di Final Fantasy IV (che introduce barre temporali), a sistemi con elementi posizionali (Grandia), combo o manipolazione dell’ordine dei turni (Trails).

Identificare JRPG solo con i turni è però un errore. Gli Action JRPG, dove il controllo è diretto e in tempo reale, esistono fin dagli albori (Hydlide, Dragon Slayer su computer) e sono sempre più popolari nei titoli AAA moderni (Final Fantasy VII Remake, Tales of Arise, Kingdom Hearts, Nier: Automata), offrendo dinamismo e spettacolarità.

Esiste anche il sottogenere Tactical/Strategy RPG (SRPG), come Fire Emblem, Final Fantasy Tactics, Valkyria Chronicles o Disgaea, che si svolgono su mappe a griglia dove posizionamento e strategia a lungo termine sono fondamentali (realmente simili a partite a scacchi).

Indipendentemente dal sistema, elementi come gestione HP/MP, abilità speciali, debolezze elementali e status effects (veleno, sonno, ecc.) sono comuni, anche se questi ultimi a volte criticati nei giochi moderni per essere poco incisivi. La dicotomia turni/azione rimane un tema centrale, riflettendo la tensione costante tra tradizione e modernità.

Stop Making Final Fantasy Tactics Clones & Just Make FF Tactics Again
Final Fantasy Tactics

C. Progressione e Personalizzazione

La sensazione tangibile di crescita è fondamentale. Sconfiggere nemici e completare missioni fa guadagnare punti esperienza (XP) per salire di livello e potenziare le statistiche base (forza, difesa, magia…). Oltre a questo, molti JRPG implementano sistemi di classi o “job” (Final Fantasy V, Dragon Quest IX, Bravely Default, Etrian Odyssey), permettendo specializzazioni (guerriero, mago, curatore…) e offrendo profondità strategica nella composizione del party.

L’equipaggiamento (armi, armature, accessori) è altrettanto cruciale, modificando statistiche e conferendo abilità o resistenze. La ricerca dell'”equipaggiamento definitivo” è un motore potente per il giocatore. La gestione dell’inventario (oggetti curativi, di supporto, materiali) richiede un bilanciamento attento delle risorse. Per evitare la monotonia del “grinding” (ripetizione ossessiva di combattimenti per XP), alcuni JRPG moderni introducono meccaniche “anti-grind” (nemici che scalano, level cap, esperienza ridotta da nemici deboli, no respawn), cercando un ritmo più fluido e meno ripetitivo.

D. Estetica, Temi e Worldbuilding

L’identità visiva è fortemente legata allo stile artistico di anime e manga: design espressivi e stilizzati (a volte con proporzioni esagerate per armi e armature), colori vivaci, enfasi sull’iconicità piuttosto che sul realismo fotorealistico. Artisti come Akira Toriyama (Dragon Quest), Yoshitaka Amano (Final Fantasy classici), e Tetsuya Nomura (Final Fantasy moderni, Kingdom Hearts) hanno creato personaggi iconici a livello globale. Sebbene questo stile sia predominante, non mancano eccezioni con estetiche più cupe o realistiche.

Le ambientazioni spaziano enormemente: dal comune fantasy medievale (Dragon Quest) allo sci-fi (Phantasy Star, Xenogears, Star Ocean), dallo steampunk (Final Fantasy VI, Skies of Arcadia) al setting moderno/urbano (Earthbound, Persona, The World Ends With You), fino al post-apocalittico (Shin Megami Tensei) o a periodi storici alternativi (Shadow Hearts, Valkyria Chronicles). Il worldbuilding è spesso un punto di forza, con mondi vasti, lore dettagliata, città vivaci ed esplorabili, e dungeon intricati pieni di segreti e puzzle.

E. JRPG vs WRPG: Differenze Chiave in Sintesi

Anche se i confini sono sempre più sfumati, alcune tendenze storiche differenziano i due approcci (JRPG vs WRPG):

  • Narrazione/Personaggi: JRPG = Trama più lineare, focus su personaggi predefiniti / WRPG = Trama più aperta alle scelte, focus su avatar personalizzato.
  • Libertà del Giocatore: JRPG = Meno scelte narrative, esplorazione guidata / WRPG = Più scelte (dialoghi, morale), esplorazione open-world.
  • Combattimento: JRPG = Storicamente a turni/ATB, interfaccia a menu / WRPG = Spesso action in tempo reale o tattico con pausa.
  • Estetica: JRPG = Stile anime/manga / WRPG = Tende più al realismo o dark fantasy/sci-fi “grounded”.
  • Progressione: JRPG = Livellamento XP, equip, classi/job / WRPG = Skill tree più ramificati, personalizzazione abilità individuali.

È cruciale ricordare che sono generalizzazioni con molte eccezioni. Esistono JRPG con elementi di scelta e WRPG con storie lineari. Questa analisi rivela una tensione intrinseca nel JRPG: quella tra tradizione e innovazione. Da un lato, l’attaccamento a convenzioni consolidate (Dragon Quest come “comfort food”), meccaniche riproposte per tradizione o nostalgia. Dall’altro, la spinta costante a evolversi (combattimento action o ibrido, temi maturi, contaminazioni come la social sim di Persona o la costruzione di città in Dark Cloud). Final Fantasy incarna storicamente questa ricerca di rinnovamento, a volte trionfale, a volte divisiva.


L’Evoluzione Attraverso le Ere delle Console: Apici, Crisi e Adattamenti

Il cammino dei JRPG è stato un’onda lunga, con picchi gloriosi e momenti di difficoltà, sempre legata alle capacità tecnologiche delle piattaforme ospitanti. Analizziamo le tappe principali:

  • Era 8-bit (Famicom/NES)Le fondamenta vengono gettate in questa era pionieristica. Dragon Quest e Final Fantasy emergono come i capostipiti su console, definendo le meccaniche base: combattimento a turni, accumulo di punti esperienza, gestione del party ed esplorazione di mappe dall’alto. Nonostante i limiti hardware evidenti (sprite semplici, palette di colori ridotte, audio basilare), questi giochi riescono a tessere narrazioni sorprendentemente complesse per l’epoca e a creare mondi coinvolgenti.In Giappone, titoli come Dragon Quest III diventano veri e propri fenomeni sociali, tanto da generare leggende metropolitane su studenti che marinano la scuola per accaparrarseli al lancio. Tuttavia, la diffusione in Occidente è ancora molto limitata. Le localizzazioni sono spesso tardive, costose e talvolta alterano significativamente i contenuti o i titoli (il caso più famoso è Dragon Quest ribattezzato Dragon Warrior), rendendo difficile l’attecchimento del genere fuori dal Giappone.

Breath of Fire – eritrium.org

  • Era 16-bit (SNES/Mega Drive): L’Età dell’Oro?L’avvento delle console a 16-bit segna un salto qualitativo enorme. Maggiore potenza, memoria più ampia, capacità grafiche e sonore superiori permettono esperienze più ricche e immersive. Il Super Nintendo (dominante in Giappone) diventa la piattaforma d’elezione. Qui fioriscono capolavori considerati ancora oggi vertici del genere, grazie soprattutto al lavoro di Square (Final Fantasy IV, V, VI, Chrono Trigger, Secret of Mana) ed Enix (Dragon Quest V, VI), ma anche Nintendo (Earthbound) e Capcom (Breath of Fire I & II).Il Sega Mega Drive, pur con meno JRPG, vanta titoli di culto come la serie Phantasy Star (specialmente II e IV, con la loro atmosfera sci-fi matura e tragica) e la serie strategica Shining Force. Le storie diventano più complesse e ambiziose (FFVI e il suo mondo in rovina, Chrono Trigger e i viaggi nel tempo), le meccaniche si evolvono (ATB in FFIV, monster collecting in DQV, niente incontri casuali in Chrono Trigger). Per la quantità e qualità dei titoli, l’innovazione e l’impatto duraturo, l’era 16-bit è spesso definita “l’età dell’oro” dei JRPG.
Chrono Trigger ha venduto più di 5 milioni di copie in tutto il mondo - IG News
Chrono Trigger
  • Era 32/64-bit (PlayStation/N64/Saturn): Rivoluzione 3D e Conquista GlobaleLa quinta generazione porta due innovazioni chiave: la grafica 3D poligonale e il formato CD-ROM. Quest’ultimo (con la sua enorme capacità di memorizzazione) permette l’inclusione di lunghe sequenze video pre-renderizzate (FMV), colonne sonore di qualità CD e doppiaggio vocale, elementi che influenzeranno profondamente l’estetica JRPG.La PlayStation di Sony diventa rapidamente la piattaforma dominante. Una mossa strategica fondamentale è l’abbandono di Nintendo da parte di Square, che decide di sviluppare l’attesissimo Final Fantasy VII (1997) per la console Sony. Il suo successo planetario è senza precedenti: grafica 3D all’avanguardia, storia matura e cinematografica, marketing massiccio lo trasformano in un fenomeno culturale che sdogana definitivamente i JRPG presso il pubblico occidentale. La PS1 diventa un paradiso per il genere, ospitando classici come FFVIII, IX, Tactics, Xenogears, Suikoden I & II, Vagrant Story, Valkyrie Profile, Wild Arms, Grandia, Parasite Eve e molti altri. Il Sega Saturn (potente in 2D ma con difficoltà nel 3D rispetto alla rivale) ha meno successo in Occidente a causa di un lancio caotico e un prezzo più alto, ma vanta titoli come Grandia e Panzer Dragoon (oggi rarissimo). Il Nintendo 64, invece, sceglie di rimanere fedele alle cartucce, limitando enormemente la sua libreria JRPG (limiti di spazio e costi proibitivi per FMV/audio). Le eccezioni sono poche: Paper Mario e Ogre Battle 64.
Final Fantasy 7 Platinum - PS1 | Gamelife
Final Fantasy VII originale
  • Era 128-bit (PS2/GameCube/Xbox/Dreamcast): Apice Quantitativo e Qualitativo. La PlayStation 2 consolida il dominio della sua predecessora, ospitando una delle librerie JRPG più vaste, variegate e qualitativamente elevate di tutti i tempi (definita da IGN tra le migliori). Square Enix continua a sfornare successi come Final Fantasy X (il primo con doppiaggio, un enorme successo) e Final Fantasy XII (con il suo innovativo sistema Gambit e un mondo più aperto). Il crossover Kingdom Hearts I & II tra Final Fantasy e Disney diventa un fenomeno. Dragon Quest VIII porta finalmente la serie nel mondo 3D anche in Occidente, ottenendo un notevole successo grazie anche al suo splendido stile cel-shading. Ma la PS2 è terreno fertile per molti altri: Atlus emerge prepotentemente con Shin Megami Tensei: Nocturne (celebre la comparsata di Dante da Devil May Cry) e, soprattutto, con Persona 3 e Persona 4, che fondono dungeon crawling, combattimento a turni e simulazione sociale/vita scolastica, creando una formula di successo planetario. Non mancano altre perle come la trilogia Xenosaga, Suikoden III & V, la serie Shadow Hearts (con l’originale sistema “Judgment Ring”), i vari Tales of (Symphonia, Abyss), Grandia II & III, Dark Cloud 1 & 2 (con elementi di costruzione città), Rogue Galaxy e Radiata Stories.Le altre console faticano. Il GameCube ha alcune gemme (Tales of Symphonia, Skies of Arcadia Legends, Paper Mario TTYD, Baten Kaitos, Fire Emblem PoR) ma una libreria più limitata. La prima Xbox di Microsoft (focalizzata sul mercato occidentale) è quasi completamente priva di JRPG (pochissime eccezioni). Il Dreamcast di Sega (vita commerciale breve, dismesso nel 2001) lascia comunque il segno con titoli influenti come Skies of Arcadia, Grandia II e il rivoluzionario MMORPG Phantasy Star Online.
Xenoblade Chronicles 2 - Recensione | GamesVillage.it
Xenoblade Chronicles
  • Era HD (PS3/Xbox 360/Wii) e Portatili (DS/PSP): Il “Periodo Buio” su Console Casalinghe?La settima generazione (PS3, Xbox 360, Wii) presenta sfide significative. L’avvento dell’alta definizione comporta un aumento esponenziale dei costi e dei tempi di sviluppo, mettendo in difficoltà molti studi giapponesi. Il mercato mainstream occidentale si sposta decisamente verso altri generi (FPS, action open world, multiplayer online). I JRPG più tradizionali, specialmente a turni, iniziano a essere percepiti da parte di critica e pubblico come “datati” o di nicchia (si parla di stagnazione).Microsoft tenta attivamente di colmare il gap su Xbox 360, finanziando esclusive (spesso temporanee) come Lost Odyssey (di Sakaguchi), Blue Dragon (design Toriyama), Tales of Vesperia (inizialmente esclusiva), Eternal Sonata, Star Ocean: The Last Hope e The Last Remnant.La PlayStation 3 ha un inizio più lento ma recupera terreno con titoli come Valkyria Chronicles, Ni no Kuni: Wrath of the White Witch (collaborazione Level-5/Studio Ghibli), diversi Tales of (Graces f, Xillia 1 & 2), la controversa trilogia Final Fantasy XIII, e l’influente Demon’s Souls (sviluppato da FromSoftware).Il Nintendo Wii (meno potente, focus sul motion control) ha una libreria JRPG ancora più limitata, ma ospita le perle spesso raggruppate sotto l’iniziativa “Operation Rainfall“: Xenoblade Chronicles (capolavoro Monolith Soft), The Last Story (diretto da Sakaguchi) e Pandora’s Tower. Paradossalmente, mentre i JRPG faticano su console HD, vivono un’autentica età dell’oro su portatili (Nintendo DS e PlayStation Portable). Costi di sviluppo contenuti e pubblico ricettivo (specie in Giappone) le rendono il rifugio ideale. Il DS ospita successi clamorosi come Dragon Quest IX (oltre 5 milioni di copie), innumerevoli Pokémon, remake di classici, il porting di Chrono Trigger, e titoli originali acclamati come The World Ends With You. La PSP non è da meno, con Persona 3 Portable, Crisis Core: Final Fantasy VII, Kingdom Hearts: Birth by Sleep, la serie Monster Hunter (action RPG), e la localizzazione occidentale della serie Trails in the Sky. Molti franchise storici (Suikoden, Wild Arms, Breath of Fire, Shadow Hearts) entrano in una lunga pausa su console domestiche. Il genere non è morto, si è solo adattato e rifugiato altrove.

La Rinascita Moderna (2015-Oggi): Il Ritorno Sontuoso e Multiforme

Contrariamente alle previsioni più fosche, l’ultima decade ha segnato una decisa e vibrante rinascita per i JRPG, che sono tornati protagonisti su console casalinghe (PS4, PS5, Switch) e PC. Questa nuova era è caratterizzata da diversi fattori chiave che ne testimoniano la rinnovata vitalità e la capacità di attrarre un pubblico globale vasto e diversificato.

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I Fattori della Rinascita

 

Clair Obscur: Expedition 33 | Sito ufficiale (IT)
Clair Obscur: Expedition 33

Clair Obscur: Expedition 33 – La Ciliegina Sulla Torta della Rinascita

Il trionfo di Clair Obscur: Expedition 33 (Sandfall Interactive/Kepler Interactive, Aprile 2025) è la manifestazione più recente e potente di questa rinascita JRPG. Come abbiamo analizzato approfonditamente, il suo successo da oltre un milione di copie in 3 giorni non è un evento isolato, ma la perfetta sintesi delle tendenze positive in atto.

Questo JRPG sviluppato in Francia ha colpito nel segno perché ha saputo rispondere alla “fame” del pubblico per esperienze profonde, strategiche e narrative, ma con una presentazione moderna e accattivante. I suoi punti di forza rappresentano una sinergia quasi perfetta di tutta la storia del genere.

Clair Obscur non ha reinventato la ruota, ma ha saputo assemblare elementi vincenti con maestria, dimostrando che si può essere moderni, belli da vedere, accessibili e profondamente JRPG nell’anima, conquistando sia i veterani nostalgici sia una nuova generazione di giocatori. È la prova che la qualità, quando supportata da una visione chiara e da strategie intelligenti, viene capita e premiata da un pubblico vasto e appassionato. Rappresenta come ho già scritto una splendida conferma di un trend positivo già in atto e uno splendido erede di una tradizione trentennale.

 

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Suikoden Remaster

Conclusione: Il Futuro Plurale e Luminoso del JRPG

Il viaggio attraverso la storia dei JRPG ci mostra un genere capace di cadere e rialzarsi, di adattarsi e innovare senza perdere la propria identità. L’epoca d’oro dei 16-bit, l’esplosione globale con la PS1, l’apice sulla PS2, le sfide dell’era HD e la migrazione su portatili sono state tappe di un percorso che oggi vede il JRPG godere di ottima salute.

La rinascita attuale è multiforme: convivono titoli AAA action (FFVII Rebirth), AAA a turni classici (DQXI S), produzioni AA focalizzate (Tales of Arise), una scena indie vibrante (Sea of Stars) e remake di altissima qualità (Suikoden I&II HD). Il genere è disponibile su tutte le piattaforme principali (PS5, Switch, PC, con crescente presenza su Xbox) e ha riconquistato un successo globale.

Oggi, nel 2025, il genere JRPG gode di ottima salute e, cosa forse più importante, di una straordinaria diversità. Il panorama attuale vede la coesistenza pacifica e fertile di molteplici approcci:

Il JRPG è disponibile ovunque: su PlayStation 5, Nintendo Switch, PC, e persino su Xbox Series X/S (grazie soprattutto a Game Pass). Ha superato la vecchia percezione di genere di nicchia per riconquistare un successo globale, dimostrando che sviluppatori non giapponesi possono contribuire attivamente al genere, adottandone e reinterpretandone le convenzioni.

Il futuro del JRPG appare quindi promettente e, soprattutto, plurale. Non ci sarà, probabilmente, una singola direzione dominante, ma un ecosistema ricco dove molteplici approcci continueranno a evolversi (come discusso su Reddit). Possiamo aspettarci ulteriori innovazioni nei sistemi di combattimento (sia turni che action), una crescita continua della scena indipendente, la riscoperta di altri classici, e l’arrivo di nuovi capitoli di franchise consolidati (l’inevitabile Persona 6, Dragon Quest XII) accanto a nuove, ambiziose IP come Metaphor: ReFantazio o indie interessanti come Lost Hellden

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Lost Hellden sembra interessante

In definitiva, il JRPG è qui da più di tre decenni. Ha saputo attraversare deserti e tempeste, adattandosi, migrando su nuove piattaforme quando necessario, e trovando sempre nuove strade per raccontare storie potenti e offrire esperienze ludiche profonde e gratificanti. Il suo sontuoso ritorno non è il ritorno di un monolite immutabile, ma la celebrazione della sua incredibile diversità e della sua ritrovata vitalità.

Il viaggio di un genere che ha saputo superare le barriere geografiche è lungi dall’essere concluso; anzi, che sembra appena ripartito con rinnovato vigore.

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