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Dreams on a Pillow: Il Videogioco Palestinese che Sfida l’Oblio e ha bisogno del nostro sostegno

Tempo di lettura: 4 minuti

 

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Capita, a volte, che il nostro lavoro ci porti a inciampare in storie che meritano di essere raccontate, storie che trascendono il medium videoludico per diventare potenti strumenti di narrazione e memoria. È questo il caso di Rasheed Abueideh, un game designer e sviluppatore palestinese, e del suo nuovo, ambizioso progetto: “Dreams on a Pillow”. Un’opera che cerca il sostegno del pubblico attraverso una campagna di crowdfunding per poter vedere la luce, e che, ve lo dico subito, merita tutta la nostra attenzione.

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Storie Necessarie: Da “Liyla” a “Dreams on a Pillow”

Forse alcuni di voi ricorderanno Rasheed Abueideh per il suo lavoro del 2016, “Liyla and the Shadows of War”. Un titolo mobile gratuito, tanto semplice nelle meccaniche quanto devastante nel suo impatto emotivo. Ispirato agli eventi reali dell’aggressione sulla Striscia di Gaza del 2014, il gioco ci metteva nei panni di un padre disperato, intento a proteggere la propria famiglia durante i bombardamenti. Tra fasi platform e sezioni stealth, l’obiettivo non era accumulare punti o sconfiggere boss, ma semplicemente sopravvivere. Un’esperienza cruda, necessaria, che all’epoca fece discutere, tanto da essere inizialmente rifiutata da Apple per i suoi contenuti “politici”, una decisione poi fortunatamente revocata dopo le proteste della community e della stampa.

Oggi, Abueideh torna con un progetto ancora più ambizioso, “Dreams on a Pillow”. Il gioco, che manterrà meccaniche simili di stealth e avventura, si basa su un toccante racconto popolare palestinese per narrare gli eventi della Nakba del 1948, il catastrofico esodo che portò allo sfollamento di oltre metà della popolazione araba palestinese. La storia segue Omm, una madre che, in fuga dopo il massacro di Tantura, afferra per errore un cuscino anziché suo figlio. Attraverso un’alternanza tra il presente terrificante del suo viaggio verso il Libano e i sogni notturni della Palestina che fu, il gioco si propone di farci “sentire e capire cosa è successo ai palestinesi durante questa era oscura, che ancora oggi plasma le nostre vite quotidiane”, come afferma lo stesso sviluppatore. Devo ammettere che l’idea di esplorare un trauma storico di tale portata attraverso la lente di un racconto popolare mi affascina terribilmente.

Il percorso per realizzare “Dreams on a Pillow” è stato, purtroppo, tutt’altro che semplice. Abueideh ha raccontato di aver ricevuto quasi 300 rifiuti da publisher e fondi culturali, che hanno etichettato il progetto come “troppo controverso”. “Parlare della storia palestinese è sempre stato proibito”, ha dichiarato. Proprio per questo ha scelto di rivolgersi direttamente al pubblico tramite la piattaforma di crowdfunding LaunchGood, con l’obiettivo di raccogliere i fondi necessari per portare a termine lo sviluppo.

Polemiche Sterili e il Vero Volto del Gaming

L’altro giorno, ripensavo a come l’assassinio di Charlie Kirk abbia, ancora una volta, gettato una luce distorta sul nostro mondo. Le scritte sulle cartucce dei proiettili, piene di riferimenti a meme e sottoculture gaming come i “furry” o a giochi come “Helldivers 2”, hanno inevitabilmente riacceso il solito, stanco dibattito sugli effetti diseducativi dei videogiochi. E, onestamente, al netto di analisi più approfondite che andrebbero fatte (penso soprattutto a certe dinamiche tossiche nei competitivi online), non posso fare a meno di pensare che, oggi come cinquant’anni fa, si tratti in gran parte di cazzate.

Il mondo del gaming non è un covo di degrado intellettuale o morale. Anzi. Prodotti come quelli di Rasheed Abueideh non sono affatto eccezioni. Nel mercato indipendente, che personalmente trovo il più vitale e interessante da anni, opere con una tale profondità emotiva e narrativa stanno diventando, per fortuna, sempre più la regola. Sono la dimostrazione più lampante di come il videogioco sia un medium maturo, capace di affrontare temi complessi e di generare empatia, di raccontare storie che è necessario ascoltare.

Il Potere Educativo del Videogioco

Non sono solo io a pensarlo. Prendiamo un titolo a cui i lavori di Abueideh si ispirano palesemente: “This War of Mine”. Uscito nel 2014, questo capolavoro di 11 bit studios ci faceva vivere la guerra non dal punto di vista di un soldato super addestrato, ma da quello di un gruppo di civili che tentano di sopravvivere durante l’assedio di Sarajevo. Un’esperienza straziante, che ci costringeva a compiere scelte morali difficilissime per procurarci cibo, medicine e riparo. Bene, “This War of Mine” è stato ritenuto un’opera di tale importanza culturale ed educativa che il governo polacco lo ha inserito ufficialmente nel programma di studi delle scuole superiori. Esatto, un videogioco, usato come strumento didattico per lezioni di etica e studi sociali.

Questo ci dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che i videogiochi possono essere strumenti potentissimi. Non solo intrattenimento, ma veicoli di storie, di prospettive, di empatia. Ci permettono di “vivere” situazioni che altrimenti potremmo solo leggere sui libri di storia, facendoci confrontare con la complessità e la drammaticità dell’esperienza umana.

Sostenere un Sogno, Raccontare una Storia

Torniamo a “Dreams on a Pillow”. Progetti come questo sono vitali. In un’industria spesso dominata da sequel e formule sicure, sono queste le opere che spingono il medium in avanti, che ne esplorano il potenziale narrativo ed emotivo. Sostenere il crowdfunding di Rasheed Abueideh non significa solo finanziare un videogioco, ma permettere a una storia importante, una storia che per troppo tempo è stata messa a tacere, di essere raccontata e ascoltata.

È un’opportunità per dimostrare, ancora una volta, che la community dei videogiocatori è molto più matura e consapevole di certi stanchi stereotipi. È un’occasione per affermare che sì, i videogiochi possono essere arte, possono essere strumento di memoria, possono essere un ponte per comprendere realtà lontane e complesse. Personalmente, ho già dato il mio contributo. Se anche voi volete aiutare Rasheed Abueideh a realizzare il suo sogno e a raccontare la sua storia, trovate la campagna a questo link.

 

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