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Palworld ha fatto così tanti soldi che è una cosa “troppo grande per essere gestita da uno studio delle nostre dimensioni”, ma il CEO dice che non ha ancora intenzione di quotarsi in borsa o di vendere: “Voglio fare più giochi piccoli”

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Il CEO di PocketPair e creatore di Palworld, Takuro Mizobe, ha rilasciato un’intervista a Bloomberg sul successo del gioco. Durante l’intervista Mizobe attribuisce questo successo, tra le altre cose, al suo insolito mix di influenze e al fatto che è un gioco divertente da guardare e da giocare con gli amici. Ma la portata di questo successo? È quasi troppo per Pocketpair e Mizobe è determinato a non cambiare lo studio.

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Mizobe ha fondato Pocketpair nel 2015 dopo un periodo di lavoro come ingegnere tecnologico presso JP Morgan e rimane l’amministratore delegato e unico proprietario dello studio di 55 persone a Tokyo. Il gioco ha attirato più di 25 milioni di giocatori nel suo primo mese di vita, anche se una parte di questi era dovuta al Game Pass, e a 30 dollari a testa si tratta improvvisamente di un sacco di soldi. Mizobe afferma che il budget per lo sviluppo di Palworld è stato inferiore a 1 miliardo di yen (6,7 milioni di dollari) e che ora ha generato profitti per decine di miliardi di yen: una cifra che, secondo Mizobe, è semplicemente “troppo grande per essere gestita da uno studio delle nostre dimensioni”

Ciononostante, Mizobe non si sta imbarcando in assunzioni su larga scala o in uffici della Silicon Valley con poltrone e chef privati, né ha intenzione di offrire azioni di Pocketpair. Dice che lo studio rimarrà aperto a collaborazioni e, nel caso giusto, anche ad acquisizioni, ma al momento non è in trattativa con nessuno.

Ed è anche realista: non aspettarti un altro successo virale in stile Palworld da Pocketpair. Ma aspettati qualcosa costruito secondo gli stessi principi: Mizobe considera gli studi di fascia media come i luoghi in grado di fare da pionieri nel design dei giochi.

“Siamo e resteremo un piccolo studio”, afferma Mizobe. “Voglio realizzare più giochi piccoli. I giochi tripla A a grande budget non fanno per noi”

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