Il protagonista di The Drifter parla con un rozzo accento australiano che, insieme ai suoi commenti in prima persona e al presente (“Afferro il telo”), conferisce a quest’avventura punta e clicca la sensazione di essere un mezzo ricordo, raccontato davanti a un drink di una bettola, magari a un server riluttante. È onirico, isolato, almeno fino a quando non esplode in sacche di panico.
La pagina di Steam descrive il gioco come un “gioco di punta e clicca dal ritmo incalzante”. Sembra un termine improprio, ma anche se non ci sono limiti di tempo, per quanto ne so, il design dello scenario e il ritmo di The Drifter sono all’insegna della tensione, del pericolo e degli enigmi disperati che si sentono radicati nel momento presente. A dire il vero, ho l’impressione che il server sia già abbastanza coinvolto nella storia.
Vesti i panni di Mick Carter, un irascibile passeggero che si reca dalla sorella per organizzare un funerale di famiglia. Prima il telone. Poi, omicidio con arma da fuoco. Poi, Mick viene “risucchiato a testa bassa in una folle rete di società oscure, omicidi e l’ossessione millenaria di un pazzo” Contiene:
Un thriller d’avventura pulp dalle menti che hanno portato Peridium e Crawl.
Una storia avvincente e avvincente che si ispira a King, Crichton e Carpenter, con un pizzico di grindhouse australiano degli anni ’70.
Point ‘n Click o controller – Gli esclusivi comandi a due stick rendono The Drifter comodo da giocare sia sul divano che al PC.
Un gioco ricco di pixel art grezzi e croccanti e animazioni di grande impatto.
Voce recitante professionale, con una colonna sonora cupa e sintetica.
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They/Them (ovviamente, geni)



